domenica 7 gennaio 2018

TERRITORIO

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La superficie della Lombardia si divide quasi equamente tra pianura (che rappresenta circa il 47,1% del territorio) e le zone montuose (che ne rappresentano il 40,5%). Il restante 12,4% della regione è collinare. Sotto l'aspetto morfologico la regione viene divisa in quattro parti: una strettamente alpina, una montuosa o collinare, una pianeggiante o poco mossa suddivisa in Alta e Bassa pianura ed in fine la zona a sud del fiume Po. La regione è attraversata da decine di fiumi (tra cui il fiume più grande d'Italia) ed è bagnata da centinaia di laghi di origine naturale ed artificiale.

Le Alpi lombarde, meno aspre di quelle del Piemonte e della Valle d'Aosta, sono solcate da ampie valli (a cominciare dalla Valtellina - che è la più lunga e importante valle longitudinale di tutto il sistema alpino italiano - e dalla Valcamonica); quasi tutte queste valli sono percorse da alcuni affluenti di sinistra del Po e conducono a valichi nel complesso abbastanza agevoli, malgrado si trovino a quote elevate. Uno dei passi internazionali più importanti è quello dello Spluga (2118 m), al confine con la Svizzera; si ricordano poi i non lontani passi del Maloja (1815 m) e del Bernina (2323 m), che si trovano invece in territorio svizzero. Tra i valichi nazionali, i principali sono quelli dello Stelvio (2759 m) e del Tonale (1883 m), che collegano la Lombardia con il Trentino-Alto Adige. Questi valichi hanno sempre avuto grande importanza nello sviluppo della regione, poiché ne hanno facilitato le comunicazioni, sia regionali sia internazionali.

Le Prealpi lombarde si estendono ininterrottamente dal lago Maggiore al lago di Garda. Le loro cime sono meno elevate di quelle alpine e si presentano in genere con vette rupestri e con pendici rivestite da pascoli e boschi; tuttavia non mancano erti massicci calcarei, quali le Grigne (che raggiungono i 2410 m), il monte Resegone (1875 m), entrambi in prossimità del lago di Como e, più a est, il Pizzo della Presolana (2521 m). La fascia delle Prealpi e delle colline digrada man mano verso sud nella pianura Padana. La loro formazione si deve ai depositi morenici lasciati dai ghiacciai pleistocenici che sormontavano la pianura. Questa in Lombardia (come nei vicini Piemonte, a ovest, e Veneto, a est) si distingue nettamente in una sezione settentrionale, l'alta pianura - formata da terreni porosi nei quali l'acqua piovana s'infiltra facilmente, e che quindi è piuttosto arida, con scarsa vegetazione, poco adatta all'agricoltura - e in una fascia meridionale, la bassa pianura, più vicina al corso del Po, alluvionale, dai suoli poco permeabili e dunque ricca di acque di superficie, verdeggiante, fertile e intensamente coltivata. Una linea morfologica piuttosto netta, la linea che collega le risorgive o i fontanili - ovvero i punti in cui le acque sotterranee, incontrando lo strato di terra impermeabile, sono costrette a risalire in superficie - segna il confine tra alta e bassa pianura.

La Lombardia è probabilmente la regione italiana più ricca di acque di superficie. Dalle Alpi e dalle Prealpi scendono a solcare il territorio numerosi fiumi, affluenti e subaffluenti del Po. Tra i principali, oltre ai già ricordati Ticino (è il settimo fiume d'Italia per sviluppo, 248 km di lunghezza, e per superficie del bacino, 7228 km2) e Mincio (194 km), si annoverano l'Adda (il quarto fiume d'Italia per lunghezza: 313 km), arricchito dal Brembo e dal Serio, e l'Oglio (quinto fiume d'Italia: 280 km), cui tributano il Mella e il Chiese. Alimentati dalle precipitazioni nevose e piovose, i fiumi lombardi hanno portate consistenti e regimi relativamente costanti. L'abbondanza di acque è sempre stata un fattore determinante nell'economia regionale, grazie anche alla fitta rete di canali, alcuni dei quali navigabili, realizzati soprattutto per regolamentare le acque fluviali e irrigare le coltivazioni. Tra i principali si ricordano il Naviglio Grande e il Naviglio della Martesana, che collegano rispettivamente il Ticino e l'Adda con Milano, e il Canale Villoresi, che raccorda i due fiumi.

La nota più caratteristica del sistema idrografico lombardo è rappresentata peraltro dai laghi prealpini, dalla tipica forma allungata in direzione nord-sud: furono infatti scavati dalle fiumane di ghiaccio, che al loro ritiro, circa 15.000 anni fa, lasciarono i solchi che furono poi occupati dalle acque. I principali laghi lombardi sono, da ovest a est, il lago Maggiore o Verbano (è il secondo lago d'Italia: 212 km2 di superficie), il lago di Lugano o Ceresio (50,5 km2, in parte in territorio svizzero), collegato al lago Maggiore dal breve fiume Tresa, il lago di Como o Lario (terzo lago d'Italia: 145,9 km2), il lago d'Iseo o Sebino (65,3 km2) e il lago di Garda o Benaco, il più esteso d'Italia (370 km2). Solo i laghi di Como e d'Iseo sono però interamente in territorio lombardo. I principali laghi sono alimentati da importanti affluenti alpini del Po, che ne sono sia immissari sia emissari: il Ticino, emissario del lago Maggiore, l'Adda, emissario del lago di Como, il Sarca e il Mincio, rispettivamente immissario ed emissario del lago di Garda. Oltre ai laghi prealpini, vi sono, nella Lombardia occidentale, vari laghi minori, sempre di origine glaciale, ma più propriamente formatisi in seguito all'accumulo di depositi morenici: il più esteso è il lago di Varese, situato tra le colline del Varesotto

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