lunedì 8 gennaio 2018

FOLKLORE


erra assai religiosa e patria di cardinali e papi, il Piemonte conserva numerose feste tradizionali, che mostrano i diversi sviluppi e influssi storico-culturali. Molto vive sono le manifestazioni carnevalesche, tra le quali si ricorda la più nota, ovvero il Carnevale di Ivrea, vera e propria rievocazione storico-leggendaria, che si conclude il martedì grasso con la spettacolare battaglia delle arance. Di particolare interesse anche la Baìo di Sampeyre, carnevale che si svolge ogni cinque anni, nel corso del quale vari personaggi (come il sapeur e i tamburini) sfilano, ricordando la rivolta popolare contro gli invasori saraceni. Si tratta di una festa nata dalla sovrapposizione di diverse influenze tradizionali, tra cui spicca la cultura occitana. Un discorso particolare meritano le sacre rappresentazioni, tra le quali si citano, oltre al Gelindo,il Mistero di Salbertrand, storia di San Giovanni Battista più volte rappresentata tra i sec. XVI e XVIII; il Mortorio, recita in versi della Passione, che si tiene a Garessio la notte del Venerdì Santo in sostituzione di una sacra rappresentazione; la processione delle “macchine”, che si svolge, sempre il Venerdì Santo, a Vercelli, dove le “macchine” sono cassoni sui quali vengono trasportate in processione statue pregevoli raffiguranti scene della Passione; il corteo del Venerdì Santo a Romagnano Sesia; e, infine, la Passione rappresentata a Sordevolo (originariamente ogni cinque-dieci anni, anche se questo calendario non viene più rispettato), dove personaggi, masse e cori sono interpretati dagli abitanti del paese e, per antica tradizione, ogni personaggio è scelto sempre nell'ambito della stessa famiglia. È questo uno dei casi in cui, nonostante il sovrapporsi all'originario spirito mistico di elementi estranei, quale il richiamo turistico esercitato dalla fama e dalla grandiosità della rappresentazione, rimane immutato lo spirito di partecipazione sincera ed entusiasta di tutta la popolazione. Carattere militaresco hanno alcune rievocazioni storiche in costume, come La Milizia di Bannio Anzino o l'Assedio di Canelli, e numerose sono anche le varie danze delle spade (Bal do Sabre), fra le quali si ricordano quelle di Bagnasco, Castelletto Stura, Fenestrelle e San Giorgio di Susa, per finire con il Ballo degli Spadonari di Giaglione. In via di riscoperta e valorizzazione sono i lasciti della cultura franco-provenzale, nelle valli alpine del Cuneese, e di quella walser: dagli antichi dialetti ancora in uso, alle processioni religiose (nelle quali è possibile ammirare gli antichi costumi), passando per l'architettura tradizionale, che nell'alta Valsesia, attorno ad Alagna, è documentata dalle caratteristiche abitazioni (che comprendono anche la stalla e il fienile), formate da un basamento di pietra, sul quale si eleva la struttura di legno. Anche se il Piemonte è stata una regione in cui lo sviluppo industriale si è manifestato più precocemente che altrove, interessando pure comunità isolate dai grandi centri di produzione, tuttavia vi persistono e fioriscono varie attività artigianali. Si va dalla lavorazione dei metalli (artigianato del peltro in Valstrona; del ferro battuto, soprattutto nel Cuneese; dei vernantin, tipici coltelli a serramanico, a Vernante) a quella del legno (oggetti decorativi e mobili rustici intagliati, in Valsesia, nella valle Varaita e nel Pinerolese; pregiati mobili in stile antico, a Saluzzo, ispirati alla tradizione degli ebanisti piemontesi dei sec. XVII e XVIII); dalla manifattura artistica della pietra (nella provincia del Verbano-Cusio-Ossola) alla ceramica (tipiche le pignatte e le stufe in ceramica smaltata di Castellamonte e le stoviglie e gli oggetti ornamentali del Canavese e del Cuneese). Famosa è l'arte dell'oreficeria, che ha il suo polo principale a Valenza. In molti centri piemontesi vengono realizzati artigianalmente strumenti musicali: in provincia di Alessandria, si possono trovare alcune botteghe di liutai, a Centallo si producono organi e a Quarna Sotto strumenti a fiato, mentre Piasco è famosa a livello mondiale per la fabbricazione delle arpe. L'arte del ricamo e dei merletti a tombolo si tramanda ancora oggi grazie all'aiuto e all'intervento di scuole e associazioni che hanno contribuito a superare la fase più critica, quella determinata dal definitivo abbandono dei costumi tradizionali, ai quali era destinata una parte non secondaria delle produzioni familiari. Una menzione merita l'arte del puncetto, praticata ancora in provincia di Vercelli, pregiato pizzo, generalmente in cotone, lavorato ad ago, che dà origine a eleganti motivi geometrici. Al fine di rivalorizzare e tramandare quest'antica tecnica (che secondo alcune testimonianze avrebbe un'origine saracena) sono sorte scuole specializzate e in diversi centri si possono ammirare alcuni esemplari utilizzati per arricchire i costumi femminili tradizionali della Valsesia.

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