mercoledì 10 gennaio 2018

PIEMONTE

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ECCO LE INFORMAZIONI PER LA TUA RICERCA
TERRITORIO
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La regione è interna e non è bagnata dal mare. Le Alpi Marittime, Cozie, Graie, Pennine e quelle Lepontine, riparano la regione dalle perturbazioni del nord Europa; senza una graduale zona collinare, troviamo le pianure piemontesi, dove essendo coltivate maggiormente a riso ricoprono come uno specchio d’acqua questo territorio. Le colline sono molto ondulate e vi sorgono piccoli villaggi, poderi, vecchi castelli e piantagioni di alberi da frutto e vigneti.
Il Piemonte è toccato dall’Appennino Ligure, dalle Alpi Marittime, dalle Alpi Cozie che comprendono la vetta del Monviso, dalle Alpi Graie col Gruppo del Gran Paradiso e del Monte Bianco, dalle Alpi Pennine col Cervino ed il Monte Rosa e dalle Alpi Lepontine che si estendono nella parte orientale del Piemonte. Un gruppo di basse colline si scendono dall’Appennino Ligure verso il nord, sino al Po. Sono le Colline delle Langhe ricche di frutteti, il Monferrato ricco di vigneti e le colline di Torino.
A vederla dalla pianura, la muraglia alpina che ripara la regione sembra inavvicinabile e insuperabile; poi passando per i canaloni strettissimi si arriva sino ai passi, o valichi che collegano il Piemonte e la Francia.
I principali valichi sono: il Colle di Tenda che collega Cuneo a Nizza, il Colle della Maddalena che congiunge la Valle della Stura con la Valle del Rodano, i passi del Monginevro, del Frejus e del Moncenisio dai quali passano importanti linee ferroviarie e stradali. Sul lato svizzero vi è il Passo del Sempione che collega il Piemonte con l’Europa nord-occidentale. Troviamo anche dei passi appenninici, che sono: il Colle di Cadibona, il Passo del Turchino, eil Passo dei Giovi. In Piemonte troviamo la parte occidentale della pianura Padana (‘la valle del Po’), che si estende sulla riva sinistra del Po. La zona più fertile della pianura piemontese è quella adiacente al Po e viene detta pianura bassa, mentre l’alta pianura che è compresa tra le Alpi e la zona collinare è quella meno fertile e più arida a causa dell’impermeabilità del terreno.
I fiumi piemontesi sono tutti affluenti del Po e hanno un regime alpino, visto le magre invernali e le piene in primavera ed estate. Questo è dovuto dai serbatoi dei ghiacciai e dalle piogge d’alta quota che in primavera, quando cominciano a sciogliersi, scendono velocemente dai torrenti e confluiscono nei fiumi. Il Po con 652 km di percorso è il fiume più lungo e con maggior portata d’acqua, nasce dal Piano del Re dal Monviso e attraversa tutta la regione. I principali affluenti di sinistra sono la Dora Riparia, la Stura di Lanzo, l’Orco, la Dora Baltea che scende dalla Valle d’Aosta, la Sesia , il Ticino e il Toce che confluisce le sue acque nel Lago Maggiore. In numero minore sono gli affluenti di destra con il Tanaro dove confluiscono la Bormida e la Scrivia. Tutte le montagne che circondano il Piemonte sono cosparse da centinaia di micro-laghi, detti laghi alpini. I laghi più grandi che il Piemonte possiede sono la riva occidentale e la zona nord a confine con la Svizzera del Lago Maggiore e quelli del Lago d’Orta e del Lago di Viverne.
Nella zona alpina è molto freddo. Il clima però in pianura è continentale, vale a dire inverni freddi e spesso asciutti, estati calde, piogge primaverili e invernali. Spesso vi sono formazioni di nebbie come del resto è caratteristico in Pianura Padana. Sulle rive dei laghi il clima è mite.
FLORA E FAUNA


Il Piemonte risulta essere una regione prevalentemente montuosa (43%) con il 30% di territorio collinare e solo per un quarto pianeggiante. A queste caratteristiche corrisponde una grande estensione boschiva che in epoca preistorica ricopriva l'intera pianura padana con querce, tigli ed olmi, oggi invece presenti in percentuali basse.
Lungo i fiumi è rigogliosa la flora riparia specialmente con il pioppo. Sulle colline si trovano alberi cedui e una percentuale elevata di castagni. Nelle zone dei laghi le temperature miti permettono la presenza e lo sviluppo di azalee e rododendri.
Ad oggi è sulle montagne lo sviluppo maggiore delle foreste. Sulle Alpi Liguri e Marittime abbondano faggio ed abete mentre sulle Alpi Cozie, Pennine e Graie regna il larice. In Val Pesio cresce la rarissima sassifraga inclinata, in alta Val Tanaro è presente l'Erino odoroso. Una vasta e ricca flora la troviamo nel massiccio dell'Argentera. Nel Vallone di Valasco e presso i laghi della Sella fiorisce la Saxifraga floruenta e la Potentilla fruticosa dai petali gialli. Nelle Alpi Cozie abbonda l'Anemone a fiore di narciso. Area invece povera di flora è la testata della Valle del Po dove la presenza di rocce eruttive metamorfiche impediscono lo sviluppo. Nella Val del Pellice fiorisce la rara Sassifraga valdese. Nell'area di Sestriere rigogliosi i valloni tra i monti Sises e Banchetto cosi come i dintorni tra Claviere e Monginevro. Sul Monte Chenailet cresce la Berardia una pianta endemica bianco languinosa. In Valsesia, nelle Alpi Pennine cresce la Fritillaria tubiformis dai fiori grandi campanulati.
Molto Ricca risulta la Fauna del Piemonte. Accanto agli stambecchi e ai camosci del Parco Nazione Gran Paradiso, troviamo a popolare la regione cervi, caprioli, marmotte, lepri, volpi. scoiattoli, martore e cinghiali. Nel Cuneese, nell'alto Torinese (Valle Pesio, Val Tanaro, Ellero, Roja, Valle Stura) ed in alta val Susa e Chisone si assiste al ritorno del Lupo. Numerose specie di uccelli rari nidificano nelle valli alpine e nelle zone lacustri e lungo i fiumi. Nelle Alpi marittime è frequente il passaggio estivo dei Mufloni provenienti dalla Francia. In Valle del Gesso la fauna è costituita da un buon numero di uccelli come il falco pellegrino, l'aquila reale, il gheppio, la rondine montana, gracchio corallino, il picchio muraiolo, il codirosso. Qui vivono numerose specie rare di farfalle. Nelle Alpi Cozie e Val di Susa la fauna è alpina con camosci, cervi, caprioli, mufloni e stambecchi. Tra gli uccelli il falco pecchiaiolo, la poiana, lo sparviero, il fagiano di monte, la pernice bianca, la civetta ed il picchio. In Val Troncea predomina il camoscio, l'ermellino, il cinghiale. Sulle Alpi Lepontine primeggiano camoscio, marmotta e lepre alpina, mentre tra i volatili l'aquila reale e il gallo forcello.
Scendendo a quote più basse si trovano la volpe, la lepre, il cinghiale, l'airone cenerino, la cicogna bianca, il germano reale e il falco pescatore.
Tra gli anfibi troviamo il rospo, la raganella, la rana. Numerosi sono gli insettivori quali la talpa, il riccio, la donnola e la puzzola. Sul Monte Fenera, troviamo la cicogna nera, unica area protetta in Italia ad ospitare questa specie. Altra specie rara è il geotritone, un anfibio presente nelle grotte ligure-piemontese.

lunedì 8 gennaio 2018

PRINCIPALI CITTA'


Le province del Piemonte:

  • Torino
  • Alessandria
  • Asti
  • Biella
  • Cuneo
  • Novara
  • Verbania-Cusio-Ossola
  • Vercelli

Il Piemonte offre uno straordinario patrimonio di storia, cultura, arte, leggenda e tradizioni, diffuso in città, paesi, abbazie, castelli, ricetti e fortificazioni secolari. Gli innumerevoli beni architettonici, testimoni dell'epoca romana, romanica, barocca, liberty, art nouveau e contemporanea, si alternano a oltre 150 musei di rilevanza spesso internazionale.

Torino


Torino presenta un'offerta culturale in continua crescita e basata su musei di rilevanza internazionale: Museo Egizio di Torino, Museo Nazionale del Cinema, Galleria civica d'arte moderna e contemporanea, Museo nazionale dell'automobile, il Polo Reale (comprendente Palazzo Reale di Torino, Armeria Reale, Biblioteca Reale, Galleria Sabauda, Museo di antichità), Museo civico d'arte antica, Museo delle arti decorative - Fondazione Pietro Accorsi, Museo nazionale del Risorgimento italiano e molti altri. Se Torino è riconosciuta come la capitale del Liberty[46], molto apprezzata dai turisti è anche la sua veste architettonica barocca, punto di congiunzione tra l'architettura italiana e quella francese



Verbania

Verbania è una famosa stazione climatica, collocata sulla sponda nord del golfo Borromeo. Rappresenta uno dei paesaggi più suggestivi del Lago Maggiore con le sue ville circondate da giardini. Di particolare interesse è la visita ai giardini di Villa Taranto, circondata da un bellissimo giardino con cascate e giardini botanici con piante esotiche uniche in Europa. A sud di villa Taranto sorge la chiesetta romanica di S.Remigio. Da visitare anche la basilica di S.Vittore e la Chiesa di Madonna di Campagna, riconosciuta monumento nazionale. Sul Lago Maggiore possiamo scoprire questo piccolo arcipelago composto da tre isole (l’Isola Madre, l’Isola Bella e l’Isola dei Pescatori), l’isolino di San Giovanni e lo scoglio della Malghera. Sull’Isola Bella e l’Isola Madre si trovano due palazzi dove poter ammirare splendidi saloni decorati, dipinti e dei magnifici giardini con tantissimi fiori e piante ed un panorama incantevole. Dei gioielli incastonati nelle acque del Lago Maggiore davvero da non perdere.

Reggia di Venaria
Imponente, fastosa, regale… la residenza sabauda nel comune di Venaria Reale a pochi chilometri da Torino è sicuramente una delle maggiori attrazioni del Piemonte. Ammirando le sue bellissime sale, la meravigliosa cornice delle scuderie Juvarriane, le mostre temporanee, il giardino dei Fiori e delle Rose e l’area dei boschetti siamo sicuri che rimarrete a bocca aperta.




FOLKLORE


erra assai religiosa e patria di cardinali e papi, il Piemonte conserva numerose feste tradizionali, che mostrano i diversi sviluppi e influssi storico-culturali. Molto vive sono le manifestazioni carnevalesche, tra le quali si ricorda la più nota, ovvero il Carnevale di Ivrea, vera e propria rievocazione storico-leggendaria, che si conclude il martedì grasso con la spettacolare battaglia delle arance. Di particolare interesse anche la Baìo di Sampeyre, carnevale che si svolge ogni cinque anni, nel corso del quale vari personaggi (come il sapeur e i tamburini) sfilano, ricordando la rivolta popolare contro gli invasori saraceni. Si tratta di una festa nata dalla sovrapposizione di diverse influenze tradizionali, tra cui spicca la cultura occitana. Un discorso particolare meritano le sacre rappresentazioni, tra le quali si citano, oltre al Gelindo,il Mistero di Salbertrand, storia di San Giovanni Battista più volte rappresentata tra i sec. XVI e XVIII; il Mortorio, recita in versi della Passione, che si tiene a Garessio la notte del Venerdì Santo in sostituzione di una sacra rappresentazione; la processione delle “macchine”, che si svolge, sempre il Venerdì Santo, a Vercelli, dove le “macchine” sono cassoni sui quali vengono trasportate in processione statue pregevoli raffiguranti scene della Passione; il corteo del Venerdì Santo a Romagnano Sesia; e, infine, la Passione rappresentata a Sordevolo (originariamente ogni cinque-dieci anni, anche se questo calendario non viene più rispettato), dove personaggi, masse e cori sono interpretati dagli abitanti del paese e, per antica tradizione, ogni personaggio è scelto sempre nell'ambito della stessa famiglia. È questo uno dei casi in cui, nonostante il sovrapporsi all'originario spirito mistico di elementi estranei, quale il richiamo turistico esercitato dalla fama e dalla grandiosità della rappresentazione, rimane immutato lo spirito di partecipazione sincera ed entusiasta di tutta la popolazione. Carattere militaresco hanno alcune rievocazioni storiche in costume, come La Milizia di Bannio Anzino o l'Assedio di Canelli, e numerose sono anche le varie danze delle spade (Bal do Sabre), fra le quali si ricordano quelle di Bagnasco, Castelletto Stura, Fenestrelle e San Giorgio di Susa, per finire con il Ballo degli Spadonari di Giaglione. In via di riscoperta e valorizzazione sono i lasciti della cultura franco-provenzale, nelle valli alpine del Cuneese, e di quella walser: dagli antichi dialetti ancora in uso, alle processioni religiose (nelle quali è possibile ammirare gli antichi costumi), passando per l'architettura tradizionale, che nell'alta Valsesia, attorno ad Alagna, è documentata dalle caratteristiche abitazioni (che comprendono anche la stalla e il fienile), formate da un basamento di pietra, sul quale si eleva la struttura di legno. Anche se il Piemonte è stata una regione in cui lo sviluppo industriale si è manifestato più precocemente che altrove, interessando pure comunità isolate dai grandi centri di produzione, tuttavia vi persistono e fioriscono varie attività artigianali. Si va dalla lavorazione dei metalli (artigianato del peltro in Valstrona; del ferro battuto, soprattutto nel Cuneese; dei vernantin, tipici coltelli a serramanico, a Vernante) a quella del legno (oggetti decorativi e mobili rustici intagliati, in Valsesia, nella valle Varaita e nel Pinerolese; pregiati mobili in stile antico, a Saluzzo, ispirati alla tradizione degli ebanisti piemontesi dei sec. XVII e XVIII); dalla manifattura artistica della pietra (nella provincia del Verbano-Cusio-Ossola) alla ceramica (tipiche le pignatte e le stufe in ceramica smaltata di Castellamonte e le stoviglie e gli oggetti ornamentali del Canavese e del Cuneese). Famosa è l'arte dell'oreficeria, che ha il suo polo principale a Valenza. In molti centri piemontesi vengono realizzati artigianalmente strumenti musicali: in provincia di Alessandria, si possono trovare alcune botteghe di liutai, a Centallo si producono organi e a Quarna Sotto strumenti a fiato, mentre Piasco è famosa a livello mondiale per la fabbricazione delle arpe. L'arte del ricamo e dei merletti a tombolo si tramanda ancora oggi grazie all'aiuto e all'intervento di scuole e associazioni che hanno contribuito a superare la fase più critica, quella determinata dal definitivo abbandono dei costumi tradizionali, ai quali era destinata una parte non secondaria delle produzioni familiari. Una menzione merita l'arte del puncetto, praticata ancora in provincia di Vercelli, pregiato pizzo, generalmente in cotone, lavorato ad ago, che dà origine a eleganti motivi geometrici. Al fine di rivalorizzare e tramandare quest'antica tecnica (che secondo alcune testimonianze avrebbe un'origine saracena) sono sorte scuole specializzate e in diversi centri si possono ammirare alcuni esemplari utilizzati per arricchire i costumi femminili tradizionali della Valsesia.

LIGURIA

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TERRITORIO

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La maggior parte del territorio della Liguria è montuoso, interrotto da numerose valli lungo le quali scendono corsi d’acqua. Poche sono le zone pianeggianti e tutte di dimensioni molto modeste.
La zona montuosa comprende il versante meridionale delle Alpi Marittime e dell’Appennino Ligure, separate dal Colle di Cadibona.
La cima più alta è il Monte Saccarello ( 2200 m. ).
I due versanti delle catene montuose sono diversi fra loro: aspro e scosceso quello rivolto verso il mare, dolcemente declinante quello rivolto verso l’interno. Il carattere spiccatamente montuoso della regione ha reso necessarie numerose opere di trasformazione del territorio, quali calcavia, viadotti, gallerie ( passo del Turchino, passo dei Giovi ).
Tra le poche zone pianeggianti ricordiamo la Piana di Albenga e la Piana del Magra.
La regione è solcata da numerosi corsi d’acqua. Alcuni scendono verso l’interno per confluire nel Po. Si tratta dei fiumi Bormida, Scrivia, Trebbia. Altri come il fiume Magra, scendono verso il mare. In genere questi ultimi hanno, a differenza dei primi, un carattere torrentizio, con piene nei periodi di pioggia e siccità durante l’estate. 
Le coste sono per lo più frastagliate. Alle foci dei fiumi corrispondono vari tratti sabbiosi e ciottolosi. Mancano però i grandi porti naturali, dove si eccettui quello della Spezia. Genova, Savona e anche Imperia sono porti prevalentemente artificiali. Rispetto a Genova il litorale si divide in due parti: la Riviera di Ponente ad ovest, che scende più dolcemente verso il mare, e la Riviera di Levante a est, alta e scoscesa.
Tra i golfi spicca quello di Genova, vasto, ma molto aperto. Più piccoli sono il Golfo della Spezia il Golfo di Imperia e il Golfo di Savona.
FLORA E FAUNA


Flora

La Liguria ha una superficie boschiva pari al 69% del proprio territorio, la più alta tra tutte le regioni italiane, la cui media è del 21%; l'alta percentuale causa però che questa regione subisca incendi boschivi frequentemente, appiccato con dolo nel 71% dei casi.

I più grandi patrimoni forestali sono ubicati nell'entroterra ligure. Imponenti sono le faggete che coprono i versanti appenninici più umidi, a partire dalla val di Vara, con le pregiate foreste del monte Gottero. Le foreste demaniali del monte Penna e delle Agoraie, ubicate nel Parco naturale regionale dell'Aveto, presentano l'associazione tra il faggio e l'abete bianco, tipica delle antiche foreste dell'Appennino ligure.

La faggeta del Colle del Melogno, vicino a Savona, è stata da alcuni anni riconverta all'alto fusto così come l'abetina di Gouta ad Imperia. Le foreste alpine nell'alta val Tanarello, nella zona dell'imperiese, vede associare nelle quote inferiori il pino silvestre con il faggio e il larice alle pendici del monte Saccarello.

La flora ligure è di tipo mediterraneo, ma specie nel ponente ha accolto diverse associazione alpine alle quote più elevate simili ai territori provenzali o dei Pirenei. Molte specie sono state introdotte nei secoli dall'uomo come l'olivo, il castagno e il pino domestico; nella zona collinare prospiciente il mare le colture comprendono vite, olivo e alberi da frutta; nella fascia litoranea sono sporadicamente coltivati anche gli agrumi, soprattutto il limone. Nella Riviera dei Fiori sono celebri e conosciute le coltivazioni floricole all'aperto o in serra, attività che alimenta l'economia della zona.

Lungo la costa, la macchia mediterranea comprende specie quali la ginestra, l'alaterno, il lentisco, il mirto, il corbezzolo e il leccio, albero che in passato formava estese foreste, in gran parte della regione, ad altitudini comprese tra il livello del mare e i 600–700 m, associazioni vegetali più rare e limitate alle zone più calde e aride delle due riviere sono quelle formate dall'olivastro, dal carrubo, cui talvolta si associa l'euforbia arborea; tra gli arbusti aromatici presenti nella regione vi sono il timo, l'alloro e il rosmarino. Nelle zone più ventose, su suoli poco evoluti è presente la gariga formata da arbusti bassi e legnosi. Nella fascia marittima e in quella collinare sono prevalenti pinete di pino marittimo e, più raramente, di pino d'Aleppo.

Dalla media collina sublitoranea fino a quote montane sono presenti vasti boschi di conifere, in gran parte di origine silvicolturale; si tratta di alberi come il pino nero (Pinus nigra) e l'abete rosso (Picea abies) che non appartengono alla flora ligure ma che sono stati introdotti in virtù della buona resa colturale e del pregio del legname e che ora, seppur naturalizzati, presentano problemi di adattamento al clima dei rilievi liguri (in genere troppo umido e soggetto a veloci e improvvisi sbalzi termici).

In altri casi, come avvenuto per il pinastro (Pinus pinaster) nelle aree collinari di tutta la regione e per il larice (Larix decidua) nelle zone alpine, si tratta certamente di specie appartenenti al dominio floristico ligure, ma che, favorite con tagli selettivi e forzate ben oltre il loro "climax vegetativo", crescono anche in zone che, per caratteristiche pedologiche e microclimatiche appaiono molto lontane dai loro contesti di diffusione originaria, che sarebbero la fascia collinare submediterranea delle due riviere, su substrati acidi (rari in regione) per il pinastro e il piano subalpino dei rilievi elevati delle Alpi liguri, in genere in esposizione settentrionale, nel caso del larice. Da ciò deriva quindi la marcata fragilità di molti ecosistemi forestali tipici dell'interno montuoso della regione.

Nelle località turistiche della costa - a partire dal XIX secolo - furono piantati alberi decorativi, per lo più originarie del nord Africa e delle regioni subtropicali dell'America del Nord, dell'Asia orientale e dell'Oceania, come molte specie di palme, diventate poi il "simbolo" della Riviera specie nel ponente ligure (Riviera delle Palme). Dalla regione asiatica provengono invece le piante di magnolia, anch'essa presente nei giardini della fascia costiera.

Il clima ligure ha favorito l'acclimatazione di tali specie, sostituendo a volte le piante mediterranee autoctone. Uno dei luoghi più esemplificativi sono i giardini di Villa Hanbury vicino a Ventimiglia, creati da una famiglia originaria dell'Inghilterra nell'Ottocento. Furono introdotte originariamente quasi 5 800 specie, ridotte negli anni a circa 2000. Tra le palme che ornano molte passeggiate a mare, la specie più comune è la Phoenix canariensis (dal fusto grande e tozzo), seguita dalla Phoenix dactylifera o Palma dei datteri dal fusto alto e sottile.

Fauna

La fauna della regione è particolarmente interessante per la presenza di rari endemiti, specie adattate sul territorio o rimaste isolate per la frammentazione della loro area di distribuzione. Nel complesso le specie faunistiche sono quelle tipiche dell'area mediterranea risentendo molto la vicinanza con la regione francese della Provenza o della Toscana; annovera anche specie di più lontana origine, che dimostrano gli antichi e storici collegamenti con aree distanti e separate dal mare, come il Marocco, la Sardegna e la Corsica.

Nell'estrema Riviera di Ponente sono presenti alcuni endemiti quali il colubro lacertino, il più grande serpente europeo, diffuso nell'Imperiese e nel Nizzardo, e della lucertola ocellata, un sauro dalla caratteristica livrea verde picchiettata a strie nere e con macchie rotonde azzurre sui fianchi detti ocelli. Nell'entroterra vi è la presenza del gallo forcello e vi sono popolazioni di camosci. Sul monte Saccarello - tra Liguria e Francia - è presente la marmotta, in seguito ad un intervento negli anni settanta del Novecento da parte dei cacciatori (nonostante la specie non sia cacciabile).

Tra gli uccelli si segnalano il passero solitario, l'occhiocotto, la sterpazzolina, il picchio rosso maggiore, il torcicollo, il cuculo e il codirossone; massiccia la presenza del merlo, del fringuello, dello zigolo e del pettirosso.

Folta la presenza dei rapaci notturni e diurni quali l'assiolo, la civetta, il barbagianni, l'allocco, il gufo comune e quello reale; della famiglia dei rapaci diurni si segnalano il biancone, la poiana, il gheppio, il nibbio bruno, il falco pecchiaiolo. Nelle zone tipicamente rocciose nidifica qualche rara coppia di aquila reale e del falco pellegrino (specie nelle coste del levante ligure), mentre nei fitti boschi cacciano l'astore e lo sparviero. Tra i rettili vi è possibile ammirare il biacco, la coronella girondica e la vipera. Tra gli anfibi la salamandra nera sostituisce, dopo la quota di 1800 m, la salamandra pezzata; alcuni di questi anfibi urodeli popolano diverse grotte della regione.

Anticamente vi era presso i boschi dell'Appennino ligure una massiccia presenza del lupo appenninico, specie animale che ha subito nel corso degli ultimi secoli moderni una quasi scomparsa fino ad una ripresa della specie in seguito a progetti di ripopolamento avviati verso la fine del XX secolo. Numerose sono invece le famiglie di cinghiali che talvolta si spingono, per la ricerca di cibo, nei centri abitati: nella stessa Genova più volte i media televisivi o i quotidiani locali ne hanno testimoniato con foto e video la loro presenza lungo i greti dei principali torrenti o a ridosso delle abitazioni. Una situazione di sovrappopolazione che ha pure scatenato polemiche e proteste in alcune zone della regione, con mirate richieste d'intervento ai principali enti regionali e provinciali, per i danni che questi animali sconfinando dal bosco alle proprietà private causano alle recinzioni e alle coltivazioni ortofrutticole.
PRINCIPALI CITTA'


Le province della regione sono:

  • Genova
  • La Spezia
  • Imperia
  • Savona

La Liguria è una regione che attira ogni anno moltissimi turisti. In estate offre spiagge con sabbia fine alternate a tratti di costa rocciosi, con scogli e strapiombi. Chi però volesse fare qualcosa di alternativo e desiderasse visitare qualche città d’arte, può ugualmente prenotare una vacanza in questa regione, per visitare località affascinanti e piene di attrazioni o attività culturali da svolgere.

Genova

Tra le architetture più interessanti della città di Genova c’è la Cattedrale di San Lorenzo, un complesso di strutture costruito sui resti di una chiesa primitiva, risalente al IX secolo; l’edificio è stato più volte ristrutturato e trasformato nell’aspetto e oggi conserva opere d’arte di alcuni importanti artisti italiani, come Castello, Sansovino, Civitali e De Ferrari.

Gli amanti delle biblioteche possono visitare la Biblioteca Civica V. Berio, mentre chi preferisce i musei può scegliere tra i Musei di strada nuova, con un percorso espositivo dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco, il Museo Civico di Storia Naturale Giacomo Doria, con numerose raccolte e collezioni di prestigio, e il Museo del Mare Galata, con un percorso multimediale interattivo guidato in un antico edificio della zona del porto.

La Spezia

Anche La Spezia ospita tante architetture interessanti e mostre a tema particolarmente curate. Per sapere quali sono gli eventi organizzati nelle varie parti dell’anno è possibile informarsi online o chiedere direttamente agli uffici competenti.

Chi vuole andare sul sicuro può invece visitare uno dei numerosi musei: il Museo del Castello, con raccolte naturalistiche, reperti archeologici e collezioni etnografiche, il Museo Tecnico Navale, con testimonianze e pezzi unici che documentano la storia navale e le tradizionali tecniche di navigazione, il Museo Passatempo, con esposizioni di veicoli e oggetti d’epoca, per rivivere in maniera divertente la storia italiana del Novecento.

Ventimiglia

Ventimiglia offre attrazioni più varie e può soddisfare gli interessi di qualsiasi turista. Chi vuole visitare un museo può passare per il Museo Civico Archeologico Girolamo Rossi, per molti il più completo museo archeologico ligure; gli amanti della natura devono passare almeno qualche ora nei Giardini Botanici Hanbury, nati circa 150 anni fa e diventati il più grande giardino botanico per l’acclimatazione delle piante esotiche nel nostro Paese; per vedere i reperti direttamente negli scavi, si può fare un giro per l’Area Archeologica di Albintimilium, con resti di un antico teatro romano, delle terme, delle ville con pavimenti a mosaico, delle mura della città e dell’acquedotto della zona.

Una menzione speciale per le famosissime Cinque Terre: sono un frastagliato tratto di costa della Riviera ligure di levante (Riviera spezzina) situato nel territorio della provincia della Spezia tra Punta Mesco e Punta di Montenero, nel quale si trovano cinque borghi o, come si diceva anticamente, terre, qui elencati da ovest verso est: Monterosso al Mare, Vernazza, Corniglia, Manarola, Riomaggiore.

Dal 1997 fanno parte della lista dei Patrimoni dell'umanità dell'Unesco.

Monterosso è la più occidentale e la più popolosa delle Cinque Terre. La sua posizione geografica ne fa il borgo più strategico dei cinque: infatti Monterosso sorge ai piedi del crinale su cui convergono le tre direzioni stradali principali del comprensorio: la S.P. 36 dalla Val di Vara (che collega con l'Aurelia), la statale Litoranea e la S.P. 43 (da Levanto alla Litoranea).

Monterosso è ubicato al centro di un piccolo golfo naturale, protetto da una modesta scogliera artificiale. Ad ovest del paese, al di là del Colle dei Cappuccini, si trova l'abitato di Fegina, naturale espansione turistica e balneare del piccolo borgo originario, dove è ubicata la stazione ferroviaria e dove si trovano spiagge di ghiaia sottile. Rispetto agli altri borghi marinari che costituiscono le Cinque Terre, a Monterosso si trovano le spiagge relativamente più estese, in virtù dell'ampiezza del golfo su cui si affaccia il paese.

Procedendo da ovest verso est, dopo Monterosso al Mare si trova Vernazza. Il borgo sorge su un piccolo promontorio che si inserisce nel mare, raggiungibile con una strada che scende dalla S.S. "Litoranea".

Si ritiene che il nome derivi dall'aggettivo latino "verna", ossia "del luogo", "indigeno", ma è plausibile anche che possa essere legato al più celebre prodotto locale: il vino denominato "Vernaccia". Secondo altri la derivazione sarebbe da attribuire al prediale latino (Gens) Vulnetia, che designerebbe una famiglia proprietaria di fondi.

Il suo porticciolo garantisce un sicuro approdo, sin dai tempi delle Repubbliche marinare, in un'insenatura naturale che permette l'attracco di mezzi natanti e rende ancora più caratteristico e suggestivo quello che è considerato uno dei borghi più belli d'Italia

Corniglia è in posizione centrale rispetto agli altri abitati delle Cinque Terre, situata ad est del capoluogo comunale di Vernazza e di Monterosso, e ad ovest di Manarola e Riomaggiore.

Si differenzia dagli altri paesi delle Cinque Terre in quanto è l'unico borgo che non si affaccia direttamente sul mare, ma si trova sulla cima di un promontorio alto circa cento metri, circondato da vigneti posti su caratteristici terrazzamenti a fasce, tranne sul lato che guarda verso il mare.

Per raggiungere Corniglia è necessario salire una lunga scalinata detta Lardarina, costituita da 33 rampe con 382 gradini, oppure percorrere la strada che la collega alla stazione ferroviaria. Inoltre Corniglia è unita a Vernazza da una suggestiva passeggiata posta a mezza costa fra la vetta e il mare.

Manarola nasce dallo spostamento di popolazioni che dalla Val di Vara si mossero verso il mare per sfruttarne le risorse. Il suo nome deriva, forse, dal latino Manium arula, che significa "piccolo tempio dedicato ai Mani".

Posto su un promontorio in alto rispetto al mare, il paese si sviluppa nella gola che scende verso il mare, chiusa tra due speroni rocciosi, ospitando un piccolo approdo. Fra i cinque borghi è il più piccolo dopo Corniglia.

Il borgo sorge nel tratto terminale della valle del torrente Groppo. Le abitazioni si affacciano una ridosso all'altra sulla via principale, sorta in seguito alla copertura del corso d'acqua e chiamata perciò dagli abitanti U Canâ (il Canale).

Riomaggiore, è la più orientale delle Cinque Terre. Il centro storico, il cui nucleo originario risale al XIII secolo, è situato nella valle del torrente Rio Maggiore, l'antico Rivus Major dal quale il borgo prende il nome.

L'abitato è composto da diversi ordini paralleli di case torri genovesi che seguono il ripido corso del torrente. Il nuovo quartiere della Stazione, così chiamato in quanto sviluppatosi a partire dalla seconda metà del XIX secolo con l'arrivo della ferrovia, è situato invece nell'adiacente valle del torrente Rio Finale (Rufinàu), così denominato in quanto segnava un tempo il confine tra le terre di Riomaggiore e quelle di Manarola (Manaèa).

Le due vallate su cui si estende l'abitato sono separate dalla ripida costa di Campiòne (Canpiòn). La valle del Rio Maggiore è sormontata dal Monte Verugola (Verügua) le cui tre cime, raffigurate nello stemma comunale, rappresentano da sempre il simbolo del borgo.
FOLKLORE


Eternamente bersagliata da scorribande marittime e influssi terrestri, la Liguria ha subito molte e diverse influenze, alcune delle quali permangono nel folclore locale. In questa regione si è inoltre creata una lieve separazione tra la costa e l'entroterra, la prima rappresentata dalle località della Riviera e il secondo dalla regione Lunigiana.

Festa della Primavera
Da ormai quasi 30 anni, a Santa Margherita Ligure, sulla spiaggia di Ghiaia, il 19 marzo si preparano frittelle di tutti i tipi, con il pesce, con le mele, l'erba cipollina, frittelle dolci etc.., e vengono distribuite a tutti i passanti, per tutto il giorno. All'imbrunire, poi, si accende un poderoso fuoco, sul quale vengono appesi due pupazzi. Il rogo simboleggia la fine dell'inverno e porge un benvenuto alla bella stagione entrante. Questa festa, legata al ciclo stagionale, ricorda agli antichi riti agricoli e marittimi, effettuati per propiziarsi una buona stagione estiva.

Il ballo della morte
La terza domenica di luglio, quella successiva alla Santa Maddalena del Bosco (22 luglio), vicino Imperia, ad Arma di Taggia, ancora oggi si rievoca un antico e misterioso rituale. In questa notte, gli affiliati della congregazione fondata per onorare Santa Maddalena, nel 1716, partono alla volta di un eremo nascosto nei boschi. Giunti al casolare, dopo alcune ore in groppa ai muli, vi trascorrono la notte, tra canti e balli. Prima di tornare al paese, poi, due affiliati, innamorati, eseguono il cosiddetto "ballo della morte" che si svolge così: dopo che la ragazza fingendo un mancamento è caduta al suolo, viene rianimata dal giovane con un mazzetto di lavanda, e quindi i due ballano sfrenatamente insieme cantando il motto della congregazione "Comedamus et bibamus, cras enim morietur" ossia "mangiamo e beviamo insieme, poiché un giorno moriremo". Questo culto, oggi assorbito dalla liturgia cattolica, mantiene chiari elementi bacchici.

Sagra della lavanda
L'ultima domenica di luglio, nei presi d'Imperia, un'altra festa celebra la fioritura della lavanda. Questa pianta, che cresce in abbondanza lungo la strada per Pietrabruna, inonda l'aria con il suo penetrante profumo, conducendo il passante verso il piccolo eremo dimenticato dal tempo. In questo giorno, le ragazze vendono per strada un intenso olio odoroso e regalano ai passanti, avventuratisi in questo angolo atemporale, piccoli mazzi dai fiorellini lilla.

Notte brava
Il sabato precedente la notte di San Lorenzo, si trascorre a Vallebona nel più festoso dei modi, tra canti, balli, bevute e mangiate in compagnia. In ogni strada del paese compare un banco da cui è possibile ricevere cibi locali e vino ligure, nel clima tipico della festa. Questa è anche la notte in cui si regalano le "bugie", che non sono le amare delusioni, ma deliziosi dolcetti tipici, e gli ottimi fagottini di fiori di zucca ripieni di verdure e carne.

Sagra della carpasina
Il giorno della festa di Sant'Antonio (2 settembre), patrono di Carpasio, in questo paese si tiene la sagra della "carpasina". Questo è un pane speciale di forma rettangolare, fatto con farina d'orzo integrale e lievito naturale, ottimo e duraturo, che viene distribuito gratuitamente in questo giorno. Immerso nell'acqua tiepida e condito con pomodoro fresco, basilico, acciughe e olio d'oliva, viene consumato in grandi quantità.
Il 2 settembre vengono anche preparati altri piatti speciali quali "le cime alla carpasina" ed i ravioli con la bietola. Tutti i pasti sono inoltre annaffiati dall'ottimo Dolcetto locale e coronano la giornata in cui la statua di Sant'Antonio viene portata in processione nel paese, prima di aprire le danze ed i giochi del pomeriggio.

Palio del Golfo

Ogni prima domenica d'agosto (fin dal 1925) a La Spezia viene organizzato il celebre "Palio del Golfo" (la corsa del golfo di La Spezia). E' la cosiddetta gara tra barche ed viene promossa ogni anno per la manifestazione della Festa del Mare.

Gareggiano tredici barche provenienti da differenti frazioni. Ognuna ha il suo proprio numero: Portovenere (1), Le Grazie (2), Fezzano (3), Cadimare (4), C.R.D.D.-La Spezia (5), Canaletto (6), Fossamastra (7), Muggiano (8), San Terenzo (9), Lerici (10), Tellaro (11), Venere Azzurra (12), Marola (13).

La gara è lunga 2 km in lunghezza e di solito ci vogliono circa 10 minuti per finirla. Di solito, il giorno antecedente alla gara, viene organizzata anche una parata in maschera con tutte i rioni a prender parte. Il golfo, durante questi giorni, entra in una dimensione allegra e di festa e potete incontrare tantissime persone che arrivano per godersi questo tradizionale evento!



Sanremo in Fiore

Sanremo in Fiore è una famosa festività celebrata in questa meravigliosa città della Liguria. Si tenne per la prima volta nel gennaio de 1904 sotto il nome di Celebrazione della Dea Flora. Viene organizzata come una grandissima parata dove passano i carri tutti decorati con fiori freschi.

Dopo la guerra, la celebrazione cambiò il suo nome in "Italia in Fiore". La parata è accompagnata da vari gruppi di musicisti e gruppi folcloristici. E' interessante notare come le preparazioni per questa manifestazione durano qualche mese e tutto finisce in una sola notte, proprio per mantenere freschi i fiori! E' assolutamente da vedere!

domenica 7 gennaio 2018

MARCHE

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FLORA E FAUNA

La flora delle Marche è costituita dall'insieme delle specie vegetali che vi crescono spontaneamente; si tratta di circa 3.000 piante che sono distribuite nei più svariati ambienti, dalla fascia costiera a quella montana ed alto montana.
Alcune di esse risultano diffuse quasi ovunque come la primula (Primula vulgaris), una delle prime specie a fiorire a primavera con i suoi grandi fiori gialli.
Altre, le cosiddette specie endemiche si rinvengono in aree molto più limitate.
Una specie endemica delle Marche, estremamente rara e localizzata, è Moehringia papulosa, una cariofillacea, a forma di denso cuscinetto, dai piccoli fiori bianchi che cresce soltanto sulle pareti rocciose di alcune gole calcaree e precisamente al Furlo, alla Gole della Rossa e a quella di Frasassi. Al di fuori di queste tre località, la specie non si rinviene in nessun altro posto al mondo.

La fauna, come la flora, ha subito gli effetti negativi dell’antropizzazione del territorio.
Sebbene però alcune importanti specie risultavano estinte da secoli nel territorio regionale, come ad esempio l’orso e il cervo, oggi grazie ad alcuni interventi attuati ad es. dal Parco Nazionale dei Monti Sibillini risultano ritornate a vivere nella regione, così come il camoscio appenninico (Rupicapra pyrenaica ornata) che il parco ha reintrodotto nel 2008 e che ha formato una, seppur piccola, ma stabile colonia sul massiccio del M. Bove.
TERRITORIO

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Le Marche si trovano nella zona centro-orientale della nostra penisola; ad est sono bagnate dal Mar Adriatico. Il territorio è collinare (69%) e montuoso (31%), zone pianeggianti sorgono solamente a ridosso delle coste. Il Monte Vettore (2476 metri) è il punto più elevato della regione. Dagli Appennini scendono parecchi fiumi, che hanno però regime spesso torrentizio, vista la non eccessiva distanza delle loro sorgenti dal mare, i principali sono il Tronto ed il Metauro.

La regione è prevalentemente montuosa, benché i rilievi in genere non siano molto elevati; la cima più alta è il monte Vettore (2476 m), nel gruppo dei monti Sibillini, al confine con l'Umbria. Dal crinale appenninico il rilievo digrada progressivamente verso la costa adriatica, che si presenta in genere piatta e rettilinea, orlata di ampie spiagge; soltanto a N di Pesaro e a S di Ancona (dove il piccolo massiccio del monte Conero, 572 m, spezza la continuità del litorale) la costa si fa alta e rocciosa. Prevalgono le formazioni mesozoiche e cenozoiche, principalmente calcari, marne e arenarie.All'interno il paesaggio montuoso, che è stato interessato da complessi fenomeni orogenetici di subsidenza e di assestamento, con la formazione di fratture e di faglie, presenta una grande varietà di forme, con solchi vallivi longitudinali e trasversali al sistema appenninico. Procedendo verso la costa, le altitudini si abbassano e il rilievo assume una struttura assai più regolare, con dorsali subparallele orientate a NE e separate da solchi vallivi trasversali alla catena appenninica e con il fondo ricoperto da materiali alluvionali. I principali corsi d'acqua, se si esclude, come si è detto, la Nera, scendono al mare Adriatico. Per la vicinanza al mare del crinale appenninico, hanno un corso piuttosto breve, tra i 40 e i 110 km; poiché anche i bacini imbriferi sono scarsamente sviluppati, data la struttura per valli autonome e parallele, le portate d'acqua sono in genere modeste (fanno eccezione il Metauro e il Tronto, che drenano un ampio bacino montano). Il regime è torrentizio, con accentuate magre estive. I più importanti sono la Marecchia, il Conca, il Foglia, il Metauro, il Cesano, l'Esino, il Musone, il Potenza, il Chienti, il Tenna, l'Aso e il Tronto. Di questi, la Marecchia e il Conca sviluppano la parte terminale del loro corso in territorio romagnolo, il Tronto ha la sua alta valle in prevalenza nel Lazio e segna con il suo corso inferiore il confine amministrativo con l'Abruzzo. I laghi delle Marche sono tutti artificiali, se si esclude il piccolo lago glaciale di Pilato, ai piedi del monte Vettore.
PRINCIPALI CITTA'


La regione Marche è suddivisa in 5 province e 236 comuni

  • Ancona
  • Ascoli Piceno
  • Fermo
  • Macerata
  • Pesaro e Urbino
Ancona, capoluogo di regione, sorge nella costa dell' Adriatico centrale su un promontorio formato dalle pendici settentrionali del Monte Conero. Questo promontorio dà origine ad un golfo, il golfo di Ancona, nella cui parte più interna si trova il porto naturale. La città possiede varie spiagge, sia di costa alta che di costa bassa. Tra le prime, la più centrale è quella del Passetto, con grandi scogli bianchi, tra i quali la Seggiola del Papa e lo scoglio del Quadrato. Spiagge rocciose si susseguono verso Sud; tra esse si segnala la spiaggia di Mezzavalle. La più nota spiaggia a sud di Ancona è Portonovo (Bandiera Blu 2017). Nella spiaggia si alternano tratti ghiaiosi e sassosi, con ciottoli calcarei bianchissimi e arrotondati, considerati una delle peculiarità della località. La presenza dei boschi direttamente a contatto con la spiaggia, unitamente ai panorami aperti verso la mole maestosa del Conero, costituiscono una grande attrattiva della zona. A nord del porto di Ancona la costa è invece bassa; in questa zona si trova la spiaggia sabbiosa di Palombina, in parte libera e in parte attrezzata. A sud-ovest del porto di Ancona si estende la nuova darsena turistica, comprendente numerosi pontili dove ormeggiano 1200 posti barca (Marina Dorica, Approdo Bandiera Blu dal 2011). Il monumento più rappresentativo della città di Ancona è la Cattedrale di San Ciriaco, splendida basilica romanico-gotica, con elementi bizantini, costruita sulle fondamenta di un tempio italico del IV sec a.C e di una successiva chiesa paleocristiana. Tra i siti di interesse turistico si segnalano: la Chiesa di Santa Maria della Piazza, capolavoro di arte romanica, caratteristica per la facciata ad archetti e per le figure simboliche scolpite intorno al portale ; l’Arco di Traiano, un Arco romano eretto nel I sec. d.c; la Chiesa di San Francesco alle Scale, con la bella facciata in stile gotico fiorito veneziano, la Mole Vanvitelliana, splendida isola artificiale a pianta pentagonale all'interno del porto, costruito su progetto dell'architetto papale Luigi Vanvitelli; la Loggia dei Mercanti, il più importante edifico laico, in stile gotico fiorito veneziano; la suggestiva Fontana del Calamo o delle Tredici Cannelle, la cui antichità è attestata dal nome, di chiara derivazione greca, che ricorda l’ambiente palustre in cui sorgeva. Da non perdere sono la Pinacoteca Comunale, che custodisce, tra le altre , opere di Carlo Crivelli, del Tiziano, di Lorenzo Lotto e del Guercino;  il Museo Archeologico Nazionale delle Marche, che documenta la preistoria e la protostoria del territorio marchigiano; il Museo tattile Omero, uno dei pochi al mondo, e l'unico in Italia, che permette anche ai non vedenti di avvicinarsi all'arte facendo toccare calchi in gesso a grandezza naturale di famose opere scultoree, modellini architettonici di celebri monumenti, ma anche reperti archeologici e sculture originali di artisti contemporanei.

Fabriano è nota per la produzione della carta e per la filigranatura dei fogli, invenzione introdotta dai mastri cartai fabrianesi nella seconda metà del XIII secolo. È, oltre a Bologna, l'unica città italiana appartenente alle Città creative dell'UNESCO; nel 2013 è stata inserita nella categoria Artigianato e Arti popolari, titolo riconosciuto soprattutto grazie alla produzione della carta fatta a mano.

Loreto deve la sua fama al Santuario che è stato per secoli ed è ancora oggi uno dei luoghi di pellegrinaggio tra i più importanti del mondo cattolico.
La città, circondata da una cinta muraria eretta a partire già dal XIV secolo come difesa, soprattutto dalle incursioni turche, si è sviluppata intorno alla nota Basilica che ospita la celebre reliquia della Santa Casa di Nazaret dove, secondo la tradizione, la Vergine Maria nacque e visse e dove ricevette l'annuncio della nascita miracolosa di Gesù. La Storia del Santuario inizia nel sec. XIII (10 dicembre 1294) con l'arrivo della casa abitata dalla famiglia della Vergine Maria a Nazaret. Questa preziosa reliquia fu portata in Italia dopo la caduta del regno dei crociati in Terra Santa. Gli studi recenti delle pietre e dei graffiti e di altri documenti, purificando la tradizione da elementi leggendari, confermano e attestano l'autenticità della Santa Casa.

Recanati situata al centro della Regione Marche,in una posizione strategica, tra costa e l’entroterra è la tipica "città balcone" per l'ampio panorama che vi si scorge. Qui nacquero Giacomo Leopardi, uno dei più grandi poeti italiani della letteratura italiana e Beniamino Gigli, noto cantante lirico. Recanati è candidata a Capitale Italiana della Cultura 2018. Tra i principali siti di interesse turistico spiccano i luoghi leopardiani: la piazzetta "Sabato del villaggio", su cui si affacciano il settecentesco Palazzo Leopardi, casa natale del poeta, che custodisce la preziosa Biblioteca contenente oltre 20.000 volumi e la “Casa di Silvia; il “Colle dell’Infinito” ( il cui muro è stato lesionato dal sisma del 2016), la sommità del Monte Tabor che ispirò l'omonima poesia composta dal poeta a 21 anni, con l'antico orto del monastero delle suore clarisse e il Centro Mondiale della Poesia e della Cultura, il Centro Nazionale Studi Leopardiani, punto di riferimento per tutte le iniziative leopardiane, sia in Italia che nel mondo, la “Torre del Passero Solitario”, ubicata nel cortile del chiostro di Sant'Agostino, Palazzo Antici Mattei, casa della madre di Giacomo. Nel 2014 il film "Il Giovane Favoloso", incentrato sulla vita del poeta, è stato girato per gran parte a Recanati.

Lombardia




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FOLKLORE


IL RITO AMBROSIANO

Il rito Ambrosiano, in vigore in periodo addirittura precedente S.Ambrogio, che comunque ebbe il merito di rivederlo profondamente, fa si che la Chiesa Milanese abbia una liturgia diversa da quella romana. Nella Diocesi di Milano l'Avvento inizia l'11 novembre e dura sei settimane (nel rito romano inizia il 26 novembre e dura 4 settimane). La Quaresima poi non inizia il mercoledì delle Ceneri ma la domenica dopo. Altre differenze tra il rito ambrosiano e quello romano si riscontrano nei colori dei paramenti sacri, nella celebrazione della Messa, nella somministrazione dei Sacramenti.

FIERA DEGLI "O BEI! O BEI!"

La festa di Sant'Ambrogio racchiude in sé manifestazioni a carattere religioso, popolare, culturale e rappresenta un evento significativo per Milano. Ogni anno i milanesi ricordano il loro patrono, recandosi alla Messa, celebrata dall'Arcivescovo, nella basilica dedicata al Santo, seguendo un rituale che è rimasto costante nel tempo. La città, attraverso i suoi rappresentanti ufficiali e quelli delle categorie economiche e produttive, rende omaggio al Patrono. A partire dal 1866 nelle vie attorno alla Basilica si tiene la Fiera degli "Oh bei, oh bei", manifestazione popolare particolarmente cara ai milanesi. La festa ha origini antiche e risale al 1288, periodo in cui essa si svolgeva nei pressi di Santa Maria Maggiore. La manifestazione ha luogo dal 7 all'8 dicembre ed è famosa per la presenza di numerose bancarelle ricche di colori e profumi, che creano un'atmosfera davvero suggestiva. Vi si può trovare una grande quantità di giocattoli, dolci tipici , oggetti d'antiquariato ed ogni sorta di cianfrusaglie. Per i bambini la fiera è come il "paese dei balocchi" ed è l'occasione giusta per farsi viziare da nonni e genitori.... anche in vista del Natale ormai vicino. Nello stesso giorno il Teatro alla Scala apre la sua stagione operistica.

IL CARNEVALE AMBROSIANO E LE MASCHERE

Proprio per merito del Rito Ambrosiano, mentre tutto il resto dell'Italia ha già finito di festeggiare, il carnevale arriva a Milano. Meneghino e Cecca: le maschere milanesi Meneghino, è la maschera di Milano, compare sullo scorcio del Seicento come personaggio nelle commedie dialettali di Carlo Maria Maggi. Porta il tricorno, un cappello con tre punte, la parrucca con un codino, la giacca lunga rossiccia e marrone, i calzoni in cima al ginocchio verdi e in fondo le calze a righe rosse e bianche. Sotto la giacca indossa una camicia gialla con ai bordi del pizzo e un fazzoletto intorno al collo. Le scarpe sono marroni, della forma di una volta, con fibbia davanti. In mano porta un ombrellino rosa. Il suo vero nome è Domenico, mentre il diminutivo è "Domeneghin". Chi è Meneghino? E' lo zotico servo domenicale (donde il nome), dotato della saggezza popolare fatta di luoghi comuni, credulone, devoto ai padroni, tutto sommato simpatico e generoso, che ricorda in chiave moderna certi personaggi portati sullo schermo da Renato Pozzetto. Più tardi venne affiancato dalla "Cecca" e in coppia venivano effigiati fino a mezzo secolo fa quale portafortuna per le case milanesi. Personifica la maschera milanese che risponde, sempre pronto, alle domande spiritose.

FESTA DEI NAVIGLI

Prima domenica di giugno
È una grande festa popolare. Lungo i navigli illuminati si allestiscono bancarelle commerci di ogni genere, cose nuove e vecchie, artigianato e dolci. Molte le animazioni: musica, canzoni, spettacoli folk, giochi, fuochi d'artificio, gare sportive (caratteristica quella del nuoto pinnato, da abbiategrasso a milano).


CORTEO DE MAGI

Epifania
L'antica basilica di S. Eustorgio conserva un grande sarcofago con le reliquie dei Re Magi, di recente restituite dalla Cattedrale de Colonia, dove erano state portate da Federico Barbarossa dopo il sacco di Milano del 1162. riprendendo un uso attestato nel Trecento, la mattina dell'Epifania un corteo in costume guidato dai Magi a cavallo, accompagnati anche da cammelli ed elefanti, parte da piazza Duomo e raggiunge S. Eustorgio per compiere l'offerta dei doni.


SAGRA DEL CARROCCIO

Legnano
Ultima domenica di maggio
La complessa e festosa cerimonia commemora la battaglia avvenuta a legnano il 29 maggio 1176, in cui i Comuni della Lega Lombarda inflissero la sconfitta definitiva all'esercito del Barbarossa. A Milano la vigilia si svolge la prima fase delle celebrazioni, costituita da una sfilata dei rappresentanti delle otto contrade di Legnano e delle sei antiche porte di Milano. Il giorno dopo, la domenica mattina, a Legnano si aprono le celebrazioni con una messa solenne sull'altare eretto sul Carroccio, che è trainato da tre coppie di buoi bianchi ed è sormontato dalla Croce di Ariberto e dalla Martinella, una capanna che serviva da richiamo per i combattenti. La conclusione della festa è rappresentata dalla Corsa del palio, disputata nello stadio da otto cavalli, uno per ogni contrada, cavalcati senza sella dai fantini. La contrada vincente riceve in consegna la Croce di Ariberto e la conserva nella propria chiesa fino all'anno successivo.


AUTUNNO CIARLASCO

Lacchiarella
Dalla fine di settembre alla metà di ottobre
La manifestazione prevede varie iniziative e giochi come la corsa della borleura. Lo spettacolo più caratteristico è però la corsa dell'oca: i sette cantoni cittadini mettono in gara un'oca aggiogata a un carretto, che conducono con le redini lungo un percorso prestabilito.


FESTA DEL SANTO CHIODO

Monza
Seconda domenica di settembre
Secondo la tradizione, con un chiodo della croce di Cristo venne forgiata la celebre "corona ferrea" -custodita nella cappella di Teodolinda- con la quale si incoronavano i re d'Italia (Napoleone nel 1805 la cinse da sé). La corona viene portata in processione e poi rimane esposta nel duomo sino ai vespri.





FLORA E FAUNA


La Lombardia, soprattutto nella bassa pianura, è una delle regioni italiane che più ha trasformato l’ambiente naturale e sostituito ormai da secoli l’originaria foresta di latifoglie (querce, tigli, olmi) con specie coltivate; nell’alta pianura invece vaste aree sono tuttora ricoperte da brughiere, con robinie, pini silvestri e varie specie erbacee e arbustive. Meglio conservata è la fascia alpina, che è coperta da bei boschi di pini e abeti. Infine la mitezza climatica delle sponde dei grandi laghi prealpini consente la crescita di specie arboree addirittura mediterranee, come l’olivo e i limoni, nonché splendide fioriture di camelie, oleandri, lecci.

Ormai poverissima è la fauna, anche se occorre fare una distinzione tra zona di pianura, dove la fauna naturale si può dire assente, e zona di montagna, meno impoverita (marmotte, scoiattoli, rare colonie di stambecchi, lepri e galli cedroni). Nelle zone protette, come il Parco del Ticino, vi sono numerose specie di uccelli, anche rari.

La Lombardia ha istituito molti parchi regionali (il più importante, quello del Ticino, condiviso con il Piemonte, si estende per circa 90.000 ettari) e include una vasta sezione del Parco nazionale dello Stelvio; le aree protette da parchi e riserve occupano circa il 6% della superficie regionale.
PRINCIPALI CITTA'

Capoluogo e provincie

  • Milano
  • Bergamo
  • Brescia
  • Como
  • Cremona
  • Lecco
  • Lodi
  • Mantova
  • Monza
  • Pavia
  • Sondrio
  • Varese

Bergamo

Il centro storico di Bergamo, ancora interamente cinto dalle mura venete, appare come una città medievale. Sono presenti numerosi monumenti di tale epoca tra i quali spiccano la Torre Civica, il Palazzo della Ragione e la Basilica di Santa Maria Maggiore, splendido esempio di tardo romanico lombardo. Si trovano inoltre notevoli testimonianze di epoche successive: il gotico battistero opera Giovanni da Campione, il rinascimentale Duomo di Bergamo e soprattutto la quattrocentesca Cappella Colleoni, dell'architetto Giovanni Antonio Amadeo. Le numerose testimonianze storico-artistiche unite ad un impianto urbanistico scarsamente alterato fanno di Bergamo una delle principali città d'arte lombarde

Brescia

Brescia è una città d'arte con un cospicuo patrimonio storico-artistico e un interessante patrimonio archeologico. L'antica Brixia fu importante città Romana e presenta oggi il più rilevante complesso di edifici pubblici d'epoca romana di tutta l'Italia settentrionale, con il Capitolium, il foro e il teatro.

Fu poi centro Longobardo (sede di uno dei principali ducati), di cui restano ampie testimonianze all'interno del Monastero di Santa Giulia, il cui complesso (assieme alla vicina zona monumentale del foro romano e al Palazzo Maggi Gambara) fa parte del sito seriale Longobardi in Italia: i luoghi del potere, patrimonio mondiale dell'umanità. All'interno dell'ex complesso monastico è ospitato il principale museo della città, sede di mostre di livello internazionale.

Brescia presenta numerose chiese di notevole valore artistico, che spaziano dal Medioevo al XIX secolo, tra le quali il Duomo Vecchio (uno dei più importanti esempi di rotonda romanica in Italia) e il Duomo Nuovo, la Chiesa di San Faustino in Riposo, la barocca Chiesa di Santa Maria della Carità e le rinascimentali chiese di Santa Maria dei Miracoli e di San Giuseppe (contenente l'organo antico più grande del mondo, opera degli Antegnati). Di pregevole fattura sono anche i diversi palazzi che punteggiano il centro storico, tra i quali il Broletto, il Palazzo Martinengo da Barco (che ospita al suo interno la Pinacoteca Tosio Martinengo), i Monti di Pietà vecchio e nuovo (le cui facciate, impreziosite da lapidi di epoca romana, rappresentano il più antico museo lapidario esistente in Italia) e il Palazzo Martinengo Cesaresco Novarino (sotto al quale si trova una straordinaria stratificazione archeologica). Da segnalare inoltre la rinascimentale Piazza della Loggia, il castello che domina la città, la razionalista Piazza della Vittoria (progettata dall‘architetto Marcello Piacentini e dominata dal Torrione, il primo grattacielo costruito in Italia) e il neoclassico Vantiniano (il primo cimitero monumentale costruito in Italia)

Como

Il capoluogo lariano è la città del lago, della seta, di Plinio il Giovane, di Alessandro Volta, di Giuseppe Terragni e Antonio Sant'Elia. Fu importante comune medievale e rivaleggiò a lungo con Milano. A testimonianza di quell'epoca restano le Mura di Como, il Castel Baradello (del quale sopravvive la torre e poco altro) e diverse chiese romaniche, tra le quali spicca la Basilica di Sant'Abbondio. Sempre di epoca medievale sono il Broletto e l'adiacente Duomo con la cupola di Filippo Juvara, una delle principali cattedrali gotiche dell'Alta Italia. Anche la storia più recente ha lasciato significative testimonianze, come i monumenti del Razionalismo italiano (Casa del Fascio, Monumento ai caduti, Novocomum), la neoclassica Villa Olmo e il Tempio Voltiano (museo dedicato ad Alessandro Volta). Inoltre Como, adagiata all'estremità sud-occidentale dell'omonimo lago, costituisce il punto di partenza ideale per visitare il lago ed è essa stessa località paesaggisticamente notevole.

Mantova

Cinta su tre lati dai laghi artificiali del Mincio, i tre specchi d'acqua donano a Mantova una caratteristica del tutto particolare, facendola apparire come una città che sorge dalle acque. Queste suggestioni unite a numerose testimonianze storico-artistiche fanno di Mantova un centro di notevole interesse. Già colonia etrusca e cittadina romana, Mantova fu centro altomedievale legato ai Canossa e florido comune. Al periodo comunale risalgono diversi monumenti significativi, tra i quali la Rotonda di San Lorenzo e i palazzi della Ragione e del Podestà, che affacciano assieme ad altri edifici storici su Piazza delle Erbe e Piazza Broletto, che hanno conservato l'originario impianto medievale. Romanico era il Duomo, poi ampiamente modificato nei secoli successivi. La città tuttavia conobbe il suo periodo di massimo splendore in epoca rinascimentale: sotto la signoria dei Gonzaga Mantova divenne uno dei principali centri del Rinascimento italiano ed europeo. Principali testimonianze di quest'epoca sono il Palazzo Ducale con il Castello di San Giorgio e la nota Camera degli Sposi affrescata dal Mantegna, la Basilica di Sant'Andrea progettata da Leon Battista Alberti e Palazzo Te, luogo di svago dei Gonzaga, edificato e decorato da Giulio Romano. Città d'arte di prima grandezza, l'intero centro storico di Mantova è patrimonio mondiale dell'umanità.

Milano

A volte identificata solamente come città degli affari, della moda e della movida, Milano conserva invece un patrimonio artistico unico quanto in parte poco noto. Milano fu città romana tanto importante da divenire, nel IV secolo, capitale imperiale. A questo periodo e alla Tarda antichità risalgono i resti della Milano romana e diverse chiese paleocristiane. Ancora più sostanzioso è il patrimonio artistico medievale: Milano fu centro propulsivo del Romanico lombardo e a quest'epoca risalgono diversi monumenti, per quanto le successive evoluzioni della città abbiano eliminato il tessuto urbano medievale. Tra le chiese spiccano Sant'Ambrogio, modello del Romanico Lombardo e il famoso Duomo, caso unico in Italia di applicazione del Gotico Internazionale. In seguito Milano divenne uno dei più importanti centri del Rinascimento e vi soggiornarono e lasciarono tracce molti dei principali artisti del tempo. Tra le testimonianze dell'epoca si possono ricordare Santa Maria delle Grazie con il Cenacolo Vinciano[31], il Castello Sforzesco, la cappella Portinari e la Chiesa di San Maurizio. Ancora maggiore il patrimonio risalente ai secoli successivi: moltissimi i Palazzi e le Chiese dal Barocco al neoclassico, come il noto Teatro alla Scala e la vicina Chiesa di San Fedele, fino ad arrivare alle opere contemporanee come la Stazione centrale. Completano il patrimonio storico-artistico di Milano numerosi Musei di assoluto valore come la Pinacoteca di Brera e opere di interesse storico e ingegneristico quali i navigli.